Ci si può ammalare per Amore? Ebbene sì. Ammalarsi a causa di un sentimento può davvero capitare! Tuttavia, ancora più interessante è scoprire quale possa essere il collegamento tra psiche e fisico, tra sentimenti e salute. In questo articolo andiamo a spiegare brevemente cosa possa causare il celebre “mal d’Amore”…
Male d’Amore: quando la malattia si fa voce
La relazione di coppia è un oceano di emozioni: talvolta sono infinite e romantiche come un tramonto, altre luminose e dolci come un’alba, in certe occasioni sono una vera e propria tempesta – fatta di fulmini, barche rovesciate, trombe d’aria! Spesso non è facile dare un nome a ciò che accade, trovare le parole giuste per raccontarsi, farsi intendere e trovare un chiarimento. Quando poi v’è anche l’Amore di mezzo, allora tutto si complica e ci si sente sempre mancanti e in difficoltà.
Tuttavia, anche quando non parliamo – la nostra psiche riflette e il nostro corpo parla. In effetti, uno degli assiomi della comunicazione, il primo per la verità, dice proprio:
Non si può non comunicare!
Se ci pensiamo un attimo noi comunichiamo sempre e con i mezzi più disparati: dalla voce, ai movimenti, alle espressioni del volto. Comunichiamo qualcosa anche quando siamo in silenzio. Insomma, è proprio impossibile non inviare messaggi all’altro in ascolto.
In questo ventaglio di mezzi a nostra disposizione, in modo inconscio e segreto, vi è anche la malattia. La malattia difatti è una voce forte. Nel caso del mal d’amore è possibile che la malattia, che si può presentare attraverso i più differenti morbi, possa diventare il ponte per comunicare. Così, un mal di testa, la febbre o la nausea possono nascondere – per esempio:
- Un disagio legato alla relazione;
- La difficoltà nel potersi confrontare;
- Il timore del mettersi in gioco;
- La paura per una possibile sconfitta.
Ma perchè proprio ricorrere alla malattia?
Come mai – tra i mille mezzi a disposizione per comunicare – la nostra psiche utilizza proprio quello della malattia? Ebbene, la malattia va a braccetto con il soccorso. Il linguaggio che utilizza (ovvero le manifestazioni fisiologiche) sottolineano la difficoltà a cui la persona malata è sottoposta. Nella convalescenza è custodito l’impedimento a qualsiasi azione che possa effettivamente cambiare il corso degli eventi.
Tutto rimane fermo, in una sorta di irresponsabilità auto-inflitta, che parimenti si traduce spesso nella risposta di cura da parte di un partner che – dapprima in conflitto – si tramuta per la durata del disturbo in un diplomatico protettore. La persona malata riceve assistenza, cure, dipendenza. Così accade che la malattia offre una scappatoia momentanea, un rimandare ciò che invece sarebbe importante affrontare per modificare la situazione. L’amante malato riesce così ad assicurarsi (spesso anche del tutto inconsciamente) una parentesi di cure, all’interno di un rapporto che probabilmente necessità di ben altre forme d’attenzione.
Un mondo che da poco spazio alle vere emozioni…
Il nostro mondo accetta poco il dolore psichico. C’è un pregiudizio comune per cui tutto debba sempre essere bello, nuovo, sorridente. Il pensiero positivo forzato è una hit parade del vivere quotidiano e, diciamolo, spesso stanca. È un mondo strutturato, dove diventa davvero difficile parlare di quelle emozioni vere, emozioni difficile da gestire. Insomma, non è possibile essere sempre felici! Se vogliamo dircela tutta, non è neppure molto sano credere che la vita possa riservarci solo ottimi momenti di spensieratezza.
Spesso è difficile trovare uno spazio nel quale esporre i propri problemi senza essere giudicati “sbagliati”. La psicoterapia si propone proprio questo: aprire le porte all’ascolto e all’accoglienza, lavorando assieme su quegli indicatori che possono essere la chiave di volta per godere di una vita equilibrata e serena.
A presto,
Giuseppe M.