A.A.A. Cercasi anima gemella. Chi non ha mai pensato, voluto, desiderato affianco la famosa anima gemella? La compagna o il compagno che ci rispecchi e conosca tutto di noi, che ci sia affine e che ci capisca? A leggerlo così sembra tutto molto bello, tuttavia forse è tutto un inganno.
La domanda attorno a cui tutto ruota è: esisterà davvero l’anima gemella?
In questo articolo cerchiamo di trovare una risposta a questa domanda, supportati da un importante commediografo greco: il grande Aristofane!
Aristofane, l’anima gemella e il mito dell’Androgino
Forse ci si starà chiedendo:
- Chi è Aristofane?
- Cos’è il mito dell’androgino?
- Che caspita c’entra con l’anima gemella?
Provo a facilitare il viaggio portando alla memoria, per chi lo avesse visto, il famoso film di Aldo, Giovanni e Giacomo “Tre uomini e una gamba!”. Ecco, durante quel film c’è un romantico spezzone (che richiama il tema dell’anima gemella!) dove si parla proprio del mito dell’androgino.
Durante la scena rubacuori, la ragazza prende una mela, la taglia a metà e racconta la famosa teoria dell’Amore. Nella pellicola tutto questo discorso lo si imputa a Platone, e difatti la storia è raccolta nel “Simposio”: un celebre saggio filosofico nel quale Platone fa parlare molti luminari dell’epoca.
Ecco allora il mito dell’Amore e dell’androgino, che ci aiuterà a capire se esiste davvero un’anima gemella!
Il mito dell’Amore e dell’androgino
Immaginiamoci per un attimo ad un lussuoso banchetto. Siamo stati invitati da Agatone, il padrone di casa. Dopo un lauto pasto (oggi non si pensa alla dieta), comincia quel meraviglioso momento, che tutti aspettavamo: il simposio. Si decide l’argomento: l’Amore! Ognuno prende parola sul tema e, dopo grandi nomi come Fedro, Pausania di Atene e Erissimaco, ecco che fa la sua comparsa Aristofane. Il poeta, allora, celebrerà l’Amore con una tra le più belle descrizioni del sentimento amoroso.
Aristofane racconta che, molto tempo fa non esistevano l’uomo e la donna, bensì tre sessi:
- Il sesso maschile;
- Il genere femminile;
- L’androgino – ovvero un genere che con caratteristiche comuni al sesso maschile e quello femminile.
Gli esseri umani allora erano tondi. Essi avevano due facce orientate in direzione opposta e una sola testa: avevano quattro braccia, quattro gambe e due organi genitali. La loro potenza era grande, tanto che destò preoccupazione fin sopra l’Olimpo.
Sul monte degli dei si conosceva bene il pericolo delle insurrezioni: tempo addietro, già i giganti e i titani avevano provato a spodestare i divini ed erano stati cacciati nelle crepe della terra, sotto i vortici degli oceani.
Un giorno, difatti, l’uomo tentò di salire sull’Olimpo. Allora, Zeus, non potendo accettare un oltraggio simile decise di scagliare una saetta sugli aggressori e così facendo, non ucciderli, ma bensì indebolirli dividendoli a metà:
Finalmente Zeus ebbe un’idea e disse: «Credo di aver trovato il modo perché gli uomini possano continuare ad esistere rinunciando però, una volta diventati più deboli, alle loro insolenze. Adesso li taglierò in due uno per uno, e così si indeboliranno e nel contempo, raddoppiando il loro numero, diventeranno più utili a noi.»
L’uomo a metà e la nascita dell’Amore
Di quella scissione, dice Aristofane, noi troviamo la vecchia cicatrice nel nostro ombelico: simbolo, a suo dire, dell’antica punizione. Da quel momento ognuno sulla terra ricercò la propria metà perduta. Accadeva però che, una volta trovata, le due parti si stringessero vicine e lì si lasciassero morire di stenti, sperando in qualche modo di ricreare quell’antica unità perduta.
Anche questo atteggiamento, però, era motivo di timore tra gli dei, perchè, se gli uomini fossero morti:
- Chi avrebbe più pregato le divinità?
- Quale altro essere avrebbe mai eretto statue e templi?
- Chi avrebbe invocato aiuto e inscenato rituali per gli dei?
Zeus, quindi, intervenne nuovamente: per evitare che gli uomini si estinguessero inviò tra loro l’Amore. Eros fece sì che le due parti potessero di nuovo, anche se in modo fittizio, ricongiungersi attraverso l’unione fisica, l’amplesso e l’orgasmo. Solo in quel momento, per quel tempo finito, le due metà poterono allora rincontrarsi. Questo fatto ebbe almeno una triplice conseguenza:
- Permise agli uomini di rievocare le antiche memorie di un tempo più felice;
- Ricordò ad entrambe le parti la loro condizione limitata;
- Aprì le porte all’eternità, che trova spazio non nel singolo individuo, ma bensì nel proseguimento della specie.
ps. Un inciso importante è quello che persino Aristofane, 2500 anni fa, riconobbe almeno due tipologie d’Amore:
- Il rapporto omosessuale: per cui i due partner erano in principio una figura completamente maschile o femminile;
- Il rapporto eterosessuale: laddove in origine i due compagni erano uniti nel genere dell’androgino.
Anima gemella? È davvero ciò di cui abbiamo bisogno?
Il mito dell’androgino è, appunto, un mito: una metafora che intende altro. Attenzione, però, a non banalizzare la mitologia! La forza del mito sta proprio nella sua validità duratura, la sua resistenza al tempo che passa. Anche oggi, a distanza di 2500 anni, possiamo trovare degli ottimi spunti di riflessione su ciò che racconta Aristofane.
Siamo davvero sicuri di aver bisogno di un’anima gemella?
È una domanda che spesso faccio agli incontri di psicologia e che lascia sempre tutti un po’ perplessi. Il racconto del commediografo sembra proprio suggerisci di no. Noi non abbiamo bisogno di qualcuno che ci rispecchi, ma di qualcuno che ci completi e ci elevi. L’anima gemella, la nostra copia non fa altro che raddoppiare la medesima parte della nostra natura: una metà che già possediamo e, come ci suggerisce il mito, non ci basta.
Aristofane ci aiuta a cogliere la luce dell’Amore, che non dev’essere riflessa (come nel caso di un’anima gemella), ma anzi rifratta: ovvero deve accendere altri punti oltre quelli che già noi conosciamo. L’idea dell’anima gemella può quindi essere molto pericolosa perchè dietro l’illusione di Amare vi è solo la ricerca di approvazione. L’Amore, invece, è tutt’altro: è ricerca, sofferenza, mancanza, desiderio e perdizione… è un viaggio alla scoperta di noi stessi, sempre diversi, quindi mai uguali a prima.
È quindi facile intuire come, l’anima gemella, letta così, non aiuti proprio a far sbocciare l’Amore!
A presto,
Giuseppe M.