Qualche giorno fa Edoardo Depaoli, della Consulta Giovani di Broni, mi ha chiesto di collaborare ad un momento di riflessione sul cyber-bullismo. Un momento rivolto ai genitori! Io, Edoardo e la consulta, abbiamo collaborato più di una volta assieme:
- Sensibilizzando la popolazione sui disturbi di dipendenza;
- Riflettendo sull’importanza delle emozioni e dell’impegno dei genitori.
Purtroppo, in questa occasione (causa impegni lavorativi presi in precedenza) non potrò partecipare personalmente. Il tema del cyberbullismo, però,non dev’essere trascurato. Mi spiaceva troppo non poter contribuire, anche solo con un piccolo spunto psicologico, a questo argomento delicato e tanto attuale. Per questo ho proposto ad Edoardo una lettera, un articolo per fargli sentire la mia vicinanza e per aprire il confronto con i genitori, gli adulti e i ragazzi. Ho pensato a una lettera: un piccolo pensiero per dire alle vittime di cyberbullismo: non siete soli, chiedete aiuto.
Cyberbullismo e genitori – Lettera aperta a tutte le vittime della violenza
Il web è un grande oceano, un gigantesco tutto. Tra vortici binari e universi di reti sfrecciano miriadi di dati computerizzati, informazioni elettroniche e idee digitali. C’è così tanto su Internet: ma quale forma o dimensione ha l’immensità dell’online? Quale la sua direzione? Dove finisce? … Finisce? Il web è un grande oceano, un gigantesco tutto dove ognuno può o credo di potere. Ci hai mai pensato alle infinite possibilità della rete? Così allettante illudersi che tutto è in tuo potere, tutto è intorno a te. Se ci pensi, questa è già una violenza. Tutto intorno a te, e tu al centro di ogni cosa. In un cosmo di possibilità, la ghiotta aspettativa di una libertà assoluta sfonda le barriere del limite. Ci sei tu e il grande oceano.
Diventa facile allora, in questa mastodontica atmosfera perdere l’altro: laddove non c’è più un limite, né un confine, né una forma… può capitare di non trovare neppure l’altro, la persona dall’altra parte del filo. Nel tutto non esiste più il prossimo; nel tutto anche tu per lui non sei niente. Senza la giusta attenzione, qualcun altro ti banalizzerà, ti catalogherà nell’indecifrabile caos del suo “www”. … Allora, affogherai in quel grande oceano. Una brutalità inconscia e reciproca: un gioco inconscio, a cui non sai di partecipare. Se questa non è violenza, come vuoi chiamarla? Ecco allora che, laddove vi sia così tanto
Qui nasce il cyberbullismo – qui occorrono super-eroi!
Mi è capitato qualche tempo fa di ascoltare una storia particolarmente toccante. Parlava di questo grande oceano, di questo gigantesco tutto. Una storia vera, una storia raccontata da un genitore che mi ha gentilmente concesso di condividerla con te.
Questo papà si era fatto coraggio, era venuto nel mio studio a Stradella perchè suo figlio era stato aggredito dal mostro del cyberbullismo.
“Non so cosa fare? Come posso aiutare mio figlio?
La storia cominciava così. Luca è un ragazzo adolescente, che da tempo desiderava crearsi un profilo sui social. Intimorito dalla possibilità che potesse incappare in qualche agguato, il padre glielo aveva sempre negato:
“Non sei ancora abbastanza grande, non sapresti cavartela e potrebbe succederti qualcosa di brutto!”
Cercava di argomentare il genitore. Il ragazzino, però, non gli aveva dato retta. L’adolescenza è un capitolo della vita, dove il confronto con l’adultità passa anche per gli esperimenti, le prove e gli errori – qualche volta lontani dall’occhio vigile di mamma e papà. Nel segreto della sua stanza, Luca aveva acceso il computer e aveva creato un account con un nome fittizio per non essere riconosciuto.
“Se uso un nickname, un nomignolo, mamma e papà non sapranno mai che sono io…”
Aveva pensato Luca. Ma nascondersi non gli sarebbe bastato: l’odio del web lo avrebbe colpito di lì a breve.
Cyber-bullismo: quando perdono anche i super-eroi!
Il racconto del papà si fece sempre più difficile; c’erano tante pause e frasi rotte. Mi raccontò che un giorno, il figlio decise di commentare un post riguardante i super-eroi. In un dibattito particolarmente acceso si discuteva di chi fosse il più coraggioso, il più forte o il più scaltro tra gli eroi della Marvel. I commenti erano davvero molto faziosi: spesso si leggevano parole forti, cattive, feroci. In quel grande oceano, in quel gigantesco tutto nessuno contava più del proprio io: tutto è intorno a me, sembravano gridare a gran voce i commenti. Dall’altra parte dello schermo? Nessuno: un tutto che da solo spazio alla parola “io”, che non concede la bellezza del “tu”, la meraviglia del “noi”.
Ebbene, il ragazzo, alle prime armi, senza alcuna corazza, decise di commentare il post sui super-eroi, ma con una risposta originale, affettuosa e identitaria. Qual è il mio super-eroe preferito? Rispose così:
“Ci sono tanti super-eroi, ma il più grande di tutti è decisamente il mio papà!”
Una frase meravigliosa, aria aperta e voglia di vita. Un abbraccio verso il prossimo, rivolto al mondo, colorato d’amore. Un pensiero decisamente puro e tuttavia un boccone appetitoso per il mostro del cyber-bullismo.
La bestia – raccontò il papà – era dietro l’angolo.
In quel momento il racconto si fermò un attimo, il padre cercò un fazzoletto nella tasca e continuò il discorso:
A quel commento di mio figlio, dottore, ne seguì subito dopo uno orrendo. A Luca era stato risposto: “Ecco, è arrivato l’acchiappa-like che vuole commuovere tutti. Oh, bravo: dì a tuo papà che gli vuoi bene in faccia e non venire a rompere i c***** qui a noi altri!”.
Poco dopo, lei non puoi immaginare. Luca entrò nella mia stanza, aveva gli occhi pieni di lacrime. Si avvicinò a me, stavo seduto irrequieto davanti al mio pc, e mi disse: “Perdonami papà, non volevo disturbarti su Facebook. Ecco, insomma, ti voglio bene!” … Mio figlio aveva ucciso il mostro, ma dottore il mostro ero io. Quante possibilità potevano esserci di commentare la stessa chat? Quante probabilità avevo di tramutarmi in una bestia e tra i miliardi di utenti attaccare proprio mio figlio? Cosa posso fare? Mi aiuti…
Nello studio il papà piangeva ed io terminerei qui il racconto. Non intendo commentarlo e vorrei lasciare a te, che stai leggendo, un piccolo momento di silenzio. Credo che la riflessione più forte che possa fissarsi nel tuo cuore sia l’emozione che ti stia raggiungendo proprio ora. Soltanto una piccola parentesi: ora Luca sta bene e il papà di Luca sta dedicando molto tempo a promuovere l’assertività e combattere il Cyber-Bullismo: anche consentendomi di divulgare questo suo racconto; quindi lo ringrazio.
Il web è un grande oceano, un gigantesco tutto!
Il web è un grande oceano, un gigantesco tutto. Perdersi è facile; perdere chi ti sta accanto, ancora di più. Ciò nonostante, anche se profondo e cupo, anche all’interno di questa immensità brulica la vita – piccola, impercettibile, microscopica: anche su internet c’è vita. Ci siamo noi, tutti quanti. Siamo uomini che percorrono brevi distanze, ma che si muovo su minuscole strade, che cercano verità limitate, che vivono e s’incontrano, quotidianamente. Tantissime volte al giorno. Siamo uomini estremamente diversi, con forme e caratteristiche differenti: possiamo scegliere se giudicarle, queste differenze, oppure metterci in ascolto ed esaltarle. Possiamo cogliere il fascino di ogni individuo o farne un grande oceano, un gigantesco tutto dove ognuno è un nulla.
In questo vortice, dove la violenza del “non limite” può toccarci, dobbiamo sentirci responsabili dell’altro, perchè è attraverso l’incontro che riusciamo ad abitare comodamente il nostro limite. Con la condivisione possiamo accettare la bellezza della nostra storia; è tramite il confine che riusciamo ad apprezzare la pienezza del nostro cuore.
Quando sentiamo che il grande oceano diventa torbido e l’aria viziata, è lì che dobbiamo tenere la rotta. Freniamo il timone e non cediamo all’ira o alla confusione, non diamo alla bufera la possibilità di colpirci: non abbandoniamoci al rancore e alla frustrazione. Tramutiamo lo sfogo in energia, le difficoltà in crescita. Prendiamo in mano la nostra vita! L’oceano di internet non s’è fatto da solo: è l’uomo che l’ha reso possibile e ognuno di noi, allora, ha la responsabilità della sua purezza. Cerchiamo di essere esempi per i figli, custodi della bontà e artefici del confronto. Il web è un grande oceano, è un gigantesco tutto: c’è bisogno di fari. Fissi, saldi, pieni di luce. Allora ci saranno limiti e confini anche sul web e qualsiasi navigante potrà trovare isole felici, rotte sicure e porti accoglienti. Luce.
Dedicato a tutti noi, vittime della nostra stessa violenza.