La dieta può non essere l’unica soluzione per mangiare sano e bene?
Qualche giorno fa sono andato a trovare la Dott.ssa Irene Maragna, nutrizionista che lavora tra Castel San Giovanni e Stradella, e con cui collaboro in tanti progetti:
- Seguiamo i giocatori di calcio dell’A.C. Bressana;
- Organizziamo incontri aperti al pubblico sulle tematiche più differenti (dai pregiudizi, agli stereotipi, ai disturbi alimentari…);
- Ultimamente ha contribuito alla stesura del libro “Una vita da favola” – fornendo importanti riflessioni che hanno arricchito le pagine di molti capitoli.
Ebbene, mentre ero seduto nel suo splendido studio (appesi al muro ha una serie di quadretti accoglienti, che raffigurano diversi tipi di cibo)… ci confrontavamo su come, a volte, prima di intraprendere una dieta occorra valutare le cause e le motivazioni che ci spingono ad avere un comportamento alimentare scorretto.
«Tante volte non te ne accorgi. Ci sono spuntini o pasti che diventano abitudini e rientrano nella nostra routine; talvolta, invece, siamo dei veri e propri amanti della buona cucina e non riusciamo a dire di no! – mi raccontava Irene: «Certe vole, però, il supporto della nutrizionista non basta. Sono quei casi dove il regime alimentare è molto influenzato dal nostro benessere psicologico…»
«Proprio così – ho aggiunto io – ed in quei casi rivolgersi solo alla figura della nutrizionista per cominciare una dieta può non bastare…»
Allora, quando e perchè affrontare il percorso della dieta affidandosi ad un solo professionista può non essere sufficiente? Te lo racconto in questo articolo!
Tu chiamale se vuoi… ❤ Emozioni (a tavola)
Oggi è una giornata che proprio non vuole ingranare; abbiamo litigato con il partner o al lavoro è andato qualcosa storto! Magari tutte e due le cose assieme: per qualcuno verrà quasi naturale pensare di lanciarsi su una bella vaschetta di gelato, vaniglia e cioccolato… per cominciare; se la situazione lo richiedesse si passa a gusti più articolati, come variegato all’amarena o il dolcissimo (forse fin troppo) caramello!
Mettiamo caso invece che è una giornata solare. Quell’impegno faticoso ha portato dei buoni frutti, in famiglia sono tutti molto contenti e gli amici oggi sembrano più vivaci e spensierati del solito. Non vogliamo proporre una buona pizza in compagnia? Si comincia con l’idea di una margherita, ma poi si caricherà l’impasto di ogni ingrediente. Magari si ordinerà un antipasto da dividere e se alla fine c’è il tiramisù fatto in casa… beh, come dire di no?
I due quadretti che ti ho appena descritto vogliono farti riflettere su come la nostra vita emotiva (quindi psichica) è spesso legata al rapporto che abbiamo con il cibo. Tante volte, senza accorgercene, cibo e psiche sono collegati da un delicato filo rosso che li rende complementari.
- Quante volte ci siamo lasciati tentare da un dolce?
- Ricordi quando hai ceduto ad uno snack per via dello stress?
- Hai mai sgarrato la dieta per lo sconforto, oppure per noia?
Le emozioni incidono significativamente sul tuo regime alimentare. A volte ne siamo consapevoli (come quando scegliamo di invitare tutti ad una cena fuori); altre volte meno… in questi momenti, dobbiamo fare attenzione, perchè il cibo sta avvisandoci che qualcosa non funziona!
Cibo & Psiche: quando il piatto sta mettendoti in guardia
I due esempi che ti ho proposto sopra vogliono farti riflettere su come:
- Nei momenti difficili, spesso, il cibo si trasforma in un sedativo;
- Quando si è felici, invece, il cibo è un piacevole rito di compagnia.
In entrambi i casi il nostro piatto ci sta parlando e ci sta raccontando qualcosa di importante sulla nostra storia di vita. Il cibo, ad esempio, vissuto come cornice conviviale ci sta dicendo che stiamo vivendo un buon momento e che stiamo bene con noi stessi e con gli altri. In questo caso, il pranzo o la cena abbondante è solo un’occasione: non è un’abitudine o uno sfogo e, volendo, potrebbe essere anche sostituita da qualche altra attività che coroni il tuo benessere assieme alle persone a cui vuoi bene.
In quelle situazioni dove invece il cibo diventa il sostituto o la risposta ad un momento difficile, allora è il caso di prestare attenzione! La vaschetta di gelato, lo spuntino fuori dai pasti, il sacchetto di patatine o l’astenersi dal mangiare diventano megafoni di un malessere non riconducibile solo ad un comportamento alimentare scorretto. In quei casi la nostra mente ci sta dicendo: «Guarda che c’è qualcosa che non va…». Occorre ascoltare i messaggi della nostra psiche.
Quando il comportamento alimentare non è solo legato al nostro rapporto con il cibo, ma diventa la cartina tornasole di un problema più ampio, affidarsi solo alla figura della nutrizionista non solo può non bastare, ma diventa anche pericoloso! Se difatti questi comportamenti dannosi vogliono avvisarti che (oltre all’alimentazione scorretta) c’è anche altro da risolvere, tentare di silenziarli, senza scoprire e/o affrontare i motivi che li generano può:
- Vanificare gli sforzi nel seguire la dieta;
- Causare ulteriore disagio e malessere.
L’unione fa la forza
Se i tuoi sforzi nel seguire una dieta non vengono ripagati, se capisci che oltre alla tavola si nasconde un disagio di sottofondo, se la tua nutrizionista di fiducia ti propone un percorso duale assieme ad un collega psicologo/psicoterapeuta/psichiatra, ti consiglio di prendere in considerazione questa possibilità.
Il lavoro di rete, la tua determinazione e l’impegno comune possono davvero dare risultati incredibili. Provare per credere!
A presto,
Giuseppe Marino