Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Che cos’è?
Spesso mi capita di parlare di disturbi legati alle ossessioni o alle compulsioni; talvolta affronto l’argomento in studio – con chi necessita un sostegno psicologico. In questi casi, come anche quando mi invitano a parlare di psicologia, penso che utilizzare la formula della metafora possa aiutare a comprender bene i concetti di psicologia, non sempre semplici. È il caso, ad esempio, del Disturbo Ossessivo-Compulsivo: che caratteristiche ha? Quali sono i segni e i sintomi? Io ho provato a spiegarlo utilizzando un paragone particolare.
⏰Tic tac .. tic tac .. tic tac
Ce lo ricordiamo tutti il Coccodrillo di Peter Pan, vero?
Per rinfrescare un po’ la memoria, si racconta che .. durante un furioso duello, Peter Pan – l’eterno ragazzo – aveva mozzato la mano al suo acerrimo nemico, il Capitan Giacomo Uncino, gettandola dalla nave tra le fauci del grosso Coccodrillo. Da allora, il famelico rettile marino perseguita il capitano nella speranza di divorarlo per intero. Nel libro si racconta che questa gigantesca creatura fosse temuta da tutta l’Isola Che Non C’è. Ciò nonostante, l’immenso mostro trascurava molto la sua immagine, costretto in quei pensieri sempre indirizzati al Capitan Uncino ed al desiderio fisso di mangiarselo!
Fortunatamente per il capitano della Jolly Roger, si racconta che il Coccodrillo avesse inghiottito anche una sveglia, caduta accidentalmente in mare per colpa di Spugna: il nostromo del vascello pirata. Così, quando il rettile si avvicinava era preceduto da un sonoro ticchettio che gli rimbombava nello stomaco e che consentiva la fuga anticipata ad Uncino.
Ci sono sveglie difficili da digerire, anche per un coccodrillo.
E il coccodrillo della favola di James Matthew Barrie non è certo il personaggio più felice della storia. Anzi.. potremmo quasi sperimentare una metafora, spiegando il disturbo ossessivo-compulsivo attraverso il protagonista di questo articolo!
Il disturbo ossessivo-compulsivo è raccolto all’interno del DSM – 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). È un disturbo che (negli USA) ha esordio mediamente a 19 anni e mezzo, e nel 25% dei casi avviene entro i 14 anni. Il coccodrillo ha una longevità che poco si discosta da quella dell’essere umano (tra i 70 e i 100 anni), quindi possiamo fare anche qui un buon paragone. L’insorgenza dei sintomi è solitamente graduale: se non viene trattato, il disturbo può cronicizzarsi.
È caratterizzato da ossessioni e comportamenti compulsivi
Le ossessioni sono definite come pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi e indesiderati e che nella maggior parte degli individui causano ansia e disagio. Sono idee fisse, che non passano, che restano e si ripropongono. Nel caso del Coccodrillo c’è questo pensiero costante verso il Capitano Uncino, è un timone mentale che governa la sua vita. Non riesce a liberarsene, non trova una via di fuga: il pirata diventa lo scopo della sua esistenza.
Nel disturbo ossessivo-compulsivo, la persona tenta di ignorare o di sopprimere le ossessioni, di non pensarci: a volte mettendo in atto una compulsione. Un esempio di compulsione? Beh, lo schiocco della coda sull’acqua o lo sbattere degli occhi, oppure il movimento ondulatorio del corpo o lo strofinarsi la lingua tra le fauci.. questo ovviamente per il Coccodrillo, sia chiaro. Per una persona? Le compulsioni sono comportamenti stereotipati e costanti, come può essere il continuare a lavarsi le mani, il riordinare o controllare continuamente che il gas 🔥 sia chiuso o che la porta sia serrata.
Le compulsioni possono essere anche mentali: ad esempio ricordare mentalmente una parola, contare una serie di numeri, ripetersi continuamente alcune frasi. Essendo delle risposte indotte, possiamo fantasticare su come il tic tac dell’orologio sia per per il coccodrillo una sorta di compulsione mentale: un ritornello che ripete continuamente per evitare che i pensieri ricadano ancora e di nuovo sul Capitan Uncino.
🐊👔 Ma adesso, vestiamo per un attimo i panni del Coccodrillo.
Questi comportamenti e le azioni mentali sono volti a ridurre o prevenire l’ansia ed il disagio; tuttavia, non sono collegati in modo realistico con ciò che vogliono neutralizzare: per il coccodrillo è una continua lotta con se stesso, per scacciare un pensiero che lo tortura.
E come si fa a scacciare un pensiero che abbiamo in mente, se continuiamo a pensare al modo per scacciarlo?
Come ho scritto nel mio libro “Una vita da favola”:
Le ossessioni e le compulsioni limitano i progetti: per chi soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo questo è un dramma. La persona si accorge che il tempo passa e che questo meccanismo sta frenando la sua vita, ma non riesce a sganciarsene.
Questo causa angoscia, ansia, disagio: pensiamo un attimo a come potremmo sentirci se avessimo un orologio nella pancia che ogni momento ci ricorda che le lancette si muovono e noi rimaniamo fermi.
Eppure, anche il Coccodrillo potrebbe tornare ad essere la creatura maestosa che tutti ricordano: questo con un po’ di impegno ed un percorso funzionale a recuperare la propria autonomia. Non è facile: ci vuole costanza, allenamento e voglia di mettersi in gioco. Questo significa rivitalizzare la propria identità, anzi, significa ritrovarla: perché alla fine, probabilmente, il dramma del Coccodrillo sull’Isola Che Non C’è è aver perso di vista ciò che lo rendeva libero e sereno.. insomma, il suo pensiero veramente felice.
A presto,
Giuseppe M.