Sono geloso/a perchè ti amo! Abbiamo mai sentito questa frase? La gelosia è un sentimento che può diventare pericoloso all’interno di una coppia: può minare la relazione e creare problemi più o meno gravi, per uno o entrambi i partner.
In questo articolo riflettiamo assieme sul concetto di gelosia:
- Come nasce?
- Cosa comporta essere gelosi?
- Quali sono le conseguenze della gelosia?
Rispondere a queste domande può aiutarci ad avere le idee più chiare e comprendere meglio come orientarci all’interno delle nostre esperienze personali.
Come è nata la gelosia?
Immaginiamoci uomini e donne catapultati all’alba degli eventi. Facciamo finta di vivere in grotte e caverne, vestiti di stracci e pellame. L’età media si accorcia irrimediabilmente, le malattie non hanno cura, i rischi e i pericoli da affrontare sono molti e di natura diversa e forse è più saggio parlare di sopravvivenza, anziché di vita. Le risorse sono davvero risicate, laddove si può si condivide, gettando le basi dell’altruismo, e tuttavia le possibilità sono all’osso!
Probabilmente è in un contesto simile che è attecchita la gelosia, non ricollegata al sentimento d’Amore, quanto piuttosto al controllo delle variabili che potevano garantire la conservazione dell’individuo, del nucleo famigliare e della comunità. Nell’epoca dell’economia di sussistenza diventava necessario istituire la proprietà.
Tramite la gelosia il maschio legittimava il possesso della donna, salvaguardandosi dal rischio di allevare figli illegittimi e controllando i movimenti famigliari – cercando di evitare scontri, dispute e conflitti che potevano minare l’equilibrio e la pace del focolare.
La donna accettava la sudditanza a favore di una sicurezza riservata alla sua figura e a quella dei suoi figli, oltre ad essergli garantito il cibo e un tetto sicuro sopra la sua testa.
Oggi, però, la situazione (almeno qui in Occidente) è profondamente cambiata. Grandi conquiste sono state fatte sul piano dei diritti civili, enormi balzi in avanti sono stati compiuti dalle ere degli uomini delle caverne e, anche se spesso goffi stereotipi sul genere femminile ancora perdurano tra coloro che mantengono lo stile primitivo… la donna può far sentire la propria voce, senza essere condannata all’unanimità di stregonerie. Inoltre, nel mondo delle pari opportunità, delle barriere superate, degli affetti online e del consumismo spassionato, le dinamiche legate a quella che probabilmente fu l’origine della gelosia sembrano essersi dissipate. Eppure, molto spesso, questo moto possessivo all’interno della coppia perdura. E la gelosia oggi, come del resto la coppia, non ha genere: non è esercitata solo dall’uomo verso la donna, ma anche viceversa o da uno dei partner nel caso di coppie omosessuali.
Quando l’Amore non è incontro, ma possesso!
Ci abbiamo mai fatto caso a quanti aggettivi possessivi utilizziamo nelle nostre relazioni d’Amore? Quante volte sentiamo le coppie di amanti chiamarsi con quegli epiteti che fanno intendere un certo controllo del partner:
- “Amore mio…”
- “Sei il mio tesoro!”
- “Sei la mia stella”
- “Ti sarò sempre accanto!”
L’esclusività è un presupposto dell’Amore. Amore è un rapporto unico, autentico, uguale solo a se stesso. Tutto questo è molto romantico e tanto poetico; tuttavia esiste sempre l’altra faccia della medaglia. Laddove l’eccezione è la discriminante di quella relazione che anche tu hai creato e che ti coinvolge, il tradimento fa crollare ogni certezza. Quale in particolare? Quella del tuo senso di unicità.
Tutto d’un tratto ci si accorge che il patto irripetibile è stato riprodotto, che noi non siamo più necessari. La stima verso noi stessi crolla. Per questa paura, soprattutto e spesso, s’innesca il motore della gelosia, della possessione, del controllo: per impedire che l’equilibrio di cui si alimentava la fiducia in noi stessi venga meno. In quell’attimo il pensiero cede il passo alla paranoia: tutto vortica lungo l’idea dell’abbandono e ogni gesto dell’amato viene ricondotto al tradimento (anche quando immaginario) del patto amoroso. La domanda “M’Ama o non mi Ama?” non è più un ritmico sognare, ma diventa una terrificante ossessione quotidiana. La relazione viene strumentalizzata. Così facendo, senza accorgercene, la gelosia aumenta e il rapporto s’incrina, l’Amore si spegne e allora non si parla più di legame, ma di catene che devono essere spezzate!
Cosa fare per non scivolare nel baratro della gelosia?
Che ci piaccia o meno è giusto farci i conti: abbandono e tradimento fanno entrambi parte del nostro percorso di crescita. Fin da piccoli facciamo esperienza dell’abbandono, della paura che mamma e papà non tornino, della sensazione di disistima e di tradimento. Di dirimpetto abbiamo vissuto in prima linea anche l’energia del tradimento in adolescenza, quando abbiamo trasgredito le regole di casa, quando abbiamo preso decisioni per passione e fiducia in noi stessi. Sono sensazioni forti, che evocano emozioni potenti e che, se vissute in prima persona, mettono alla prova l’individuo. Tuttavia, se superati, questi ostacoli portano a crescere! Chi si sottrae alla sofferenza difficilmente potrà gustare i frutti dello schiudersi di nuove possibilità. Come si dice in inglese, “no pain no gain” (nessun dolore, nessun guadagno).
Chi cade nella trappola della gelosia lascia che la ragnatela della rabbia, del dolore, dell’offesa lo avvolga. Chi si lascia cogliere da questo sentimento rimane invischiato nello sdegno e nel risentimento, per finire irrimediabilmente solo. Tutto questo porta a non credere più in sé stessi: è il confine estremo dell’Amore. Chi è geloso rischia di confondere l’Amore con il bisogno di essere riconosciuto e accettato. Nel comportamento geloso c’è un nostro schema infantile che cerca attenzione e lo stallo della maturazione individuale.
Da questo tranello cognitivo non ci si può difendere negandolo. Quando affronto un percorso di psicoterapia legato a questo disturbo, sottolineo sempre come non basta credersi al di sopra del sentimento o capaci di controllarlo. La gelosia è qualcosa che cresce nelle profondità della nostra esistenza e ha radici profonde. Per combatterla serve consapevolezza, accettazione del sentimento, cura delle proprie emozioni e un lavoro impegnato sul proprio senso del mondo e sul proprio modo di essere, di vivere e di fare esperienza dell’altro.
Forse, allora, è meglio civilizzare la gelosia ed educarci a nuovi filtri con cui rileggere la vita. Non banalizzarne la sua natura, quanto invece comprenderla e rendere il sentimento sempre più distante dal concetto di Amore come possessione.
A presto,
Giuseppe M.