Il desiderio di essere accettati, compresi e di essere accolti fa parte del nostro corredo genetico. Tutte le persone hanno (più o meno consciamente) bisogno di ascolto, relazione, confronto e interazione con l’altro. Fare bella figura ed evitare le situazioni che possono metterci in forte imbarazzo sono aspetti comuni e normali. Accade, però, che si presentino esperienze davvero poco piacevoli dove la paura di essere giudicati è molto forte e l’ansia è davvero tanta.
Quando il parere degli altri assume una connotazione troppo negativa, al punto da condizionare la nostra vita e creare un forte disagio personale, allora possiamo ipotizzare di essere di fronte a quella che in gergo viene chiamata “Fobia sociale”. Ma di cosa si tratta? Quali sono davvero i sintomi per diagnosticarla? Quali invece le soluzioni?
Fobia sociale. Essere sotto gli occhi di tutti, come la coda di un pavone!
Hai presente le piume della coda di un pavone? Ecco, la cromatura blu che ogni penna sfoggia alla sua cima viene chiamata “occhio”. Cosa centra questo con la fobia sociale? Ebbene, qualche tempo fa parlavo con Ilaria, una mia cara collega con la quale ho avuto il piacere di collaborare su alcuni percorsi legati all’ansia nei giovani. Mentre ci confrontavamo sul tema della paura del prossimo è emersa una metafora davvero azzeccata. Ilaria mi ha detto:
«Giuseppe, hai presente gli occhi della coda del pavone? Ecco, dobbiamo immaginarci così la fobia sociale: come una grande coda che ti circonda. Tanti occhi che ti fissano e dai quali non riesci a fuggire. Sono sempre lì, alle tue spalle: pronti a giudicare, bisbigliare, a parlare di te!»
Così è anche la fobia sociale! Il pensiero costante di un ventaglio di occhi puntati su di sé che genera paura: paura di agire in modo imbarazzante o umiliante e di ricevere giudizi da parte degli altri. Ma quali sono i sintomi?
Quali sono i sintomi della fobia sociale?
La fobia sociale rientra nel cluster dei disturbi d’ansia del DSM-5, il Manuale Diagnostico Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Vi sono i presupposti per ipotizzare una diagnosi di disturbo fobico sociale qualora siano presenti questi sintomi:
Paura e ansia marcate in una o più situazioni sociali in cui l’individuo è esposto al possibile esame degli altri. Gli esempi comprendono:
- Interazioni sociali;
- Essere osservati ed eseguire una prestazione di fronte ad altri;
Nei bambini: l’ansia deve manifestarsi nei contesti in cui vi sono coetanei e non solo nell’interazione con gli adulti; i bambini reagiranno attraverso pianto, scoppi di collera, immobilizzazione, aggrappamento, ritiro oppure non parlando durante le interazioni sociali.
L’individuo teme che agirà in modo tale o manifesterà sintomi di ansia che saranno valutati negativamente;
Le situazioni sociali temute provocano quasi invariabilmente paura o ansia;
Le situazioni sociali temute sono evitate oppure sopportate con paura o ansia intense;
La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto alla reale minaccia posta dalla situazione sociale e al contesto socioculturale;
I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti;
Il sintomo non è attribuibile a effetti di sostanze o altra condizione medica;
Il disturbo non è meglio spiegato da sintomi di un altro disturbo mentale, quale:
- Disturbo di panico
- Disturbo di dismorfismo corporeo
- Disturbo dello spettro autistico
Se è presente un’altra condizione medica, la paura, l’ansia o l’evitamento sono chiaramente non correlati oppure eccessivi;
Fobia sociale. Come rispondere al problema?
La fobia sociale è un disturbo psicologico che può ostacolare la vita quotidiana di chi ne soffre. È possibile sia curare che guarire tale disturbo, con impegno, forza di volontà e collaborazione con le figure sanitarie competenti (psicologi, psicoterapeuti, psichiatri).
Con Ilaria, come ti dicevo, discutevamo della paura del prossimo attraverso la metafora del pavone. Ebbene, per farti capire su cosa si andrebbe a lavorare qualora si decidesse di affrontare un percorso psicologico per la risoluzione del problema, possiamo sempre farci aiutare da queste piume colorate:
- SIGNIFICATI e SENSO: sarà importante capire quali siano i fattori e le motivazioni che frenano la relazione. Perchè si ha paura? A quali eventi o emozioni ricolleghiamo l’esperienza dell’incontro con l’altro? Insomma, cosa significa per noi questa coda di pavone?
- ESPERIENZE POSITIVE: l’ambiente che ci circonda può influenzare molto la nostra percezione. Dobbiamo prestare attenzione ai luoghi e alle persone di cui ci circondiamo. Non tutti possono apprezzare la nostra coda e capirne la bellezza: se anche quando mostro le mie qualità, queste vengono sminuite – vien da sé il sentimento di svalutazione. L’analisi del contesto e la ricerca di esperienze positive farà certo parte della terapia;
3. IO SONO ANCHE LA MIA CODA: in ultima analisi la parte più delicata, ma anche la più affascinante. Occorre cogliere la bellezza della propria coda. È importante, difatti, slegarsi dall’idea opprimente che la coda ci guardi e che sia qualcosa di diverso da noi. Noi siamo relazione, siamo anche la coda, e la bellezza del pavone sta nell’insieme armonico tra coda e corpo. Allora, vivere l’incontro con il prossimo, nella sua totalità, e capirne il significato nella sua interezza, eliminerà quella fobia sociale, che spesso è invece “solo” il desiderio di aprirsi al mondo: proprio come la meravigliosa coda dai coloratissimi occhi.
A presto,
Giuseppe Marino