Scuola: disagio giovanile ne abbiamo?
Scuola e disagio giovanile vivono quotidianamente un incontro/scontro.
La scuola sta cambiando. Le nuove tecnologie, la digitalizzazione e il web chiedono a gran voce la trasformazione della struttura scolastica. Ma rispondere alle sollecitazioni del mondo contribuisce davvero alla buona crescita dei ragazzi? Forse ci stiamo facendo prendere un po’ troppo la mano. La scuola non deve preparare al successo o al progresso. Probabilmente non deve preparare neppure al lavoro in senso stretto, bensì alla vita. È una cosa diversa. Ti spiego perchè.
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Una scuola digitale può rispondere alla sofferenza dei giovani?
Capita spesso che mi confronti con docenti e professori di tanti istituti. Burocrazie infinite, programmi alla ribalta o costretti all’osso, richieste pressanti e sempre diverse che arrivano dall’alto. Pochi fondi e tante aspettative. La scuola è sempre più in difficoltà. Diventa sempre più tecnologica, modificando radicalmente il metodo d’insegnamento e gli strumenti di formazione. I libri diventano notebook, i testi si trasformano in file, le lezioni si tramutano in sessioni e-learning. Le materie umanistiche vengono accantonate per dare respiro a ciò che è “pratico”, o quanto meno lo sembra!
La scuola ci prova a rispondere al pressing costante. L’idea di progresso, che giudica vecchi o arretrati quei professori che ancora si affidano ai libri, continua a bussare alle porte, fa rumore e a volte la lezione! Intanto, dentro le classi i ragazzi stanno male. La scuola si trasforma e i giovani soffrono di grandi malesseri psichici, che prima neppure esistevano. Ogni giorno assistiamo ad atti di bullismo estremi ed atteggiamenti particolarmente scontrosi. Persino gli stessi professori vengono presi di mira da una nuova forma di aggressività giovanile. Cosa sta accadendo?
La scuola e i vocabolari della vita!
Nell’onda travolgente del cambiamento necessario (?), forse stiamo confondendo l’innovazione con il nichilismo, l’aggiornamento con l’omologazione. Così rischiamo di creare delle scuole digitali e dei giovani robot. Ma i bambini ed i ragazzi – a differenza dei robot – hanno un cuore, hanno dei sentimenti e delle pulsioni. I professori lo sanno:
Sembra come se volessero esplodere di vita da un momento all’altro, ma non riescono a riconoscersi, non comprendono il loro potenziale.
… mi racconta un professore; io gli rispondo:
Quando in studio chiedo ai ragazzi di descrivermi le motivazioni o il perchè del loro dolore, la risposta che sento con più frequenza è: «Non lo so… non saprei».
Disagio giovanile: un malessere che non trova parole!
I ragazzi di oggi non trovano le parole. Faticano molto più dei loro predecessori a riconoscere il loro malessere, a dare un nome al loro disagio. Così come alle loro passioni e alla felicità. Ce lo dicono gli studi, lo confermano le indagini: tra i banchi di scuola manca sempre di più un vocabolario della vita.
Sia chiaro, io non sono contrario all’innovazione, ma tanto meno sono contro l’essere umano! 😉🙂
È giustissimo rinnovarsi e dedicare spazio a computer e rete wifi, ma non a discapito dell’Amore rincorso di Renzo e Lucia, del coraggio di Don Chisciotte, della depressione nel deserto dei Tartari o delle passioni erotiche di Madame Bovary. A scuola si sente la mancanza della genialità di Leonardo da Vinci, dei vortici di colore di Van Gogh, delle stagioni di Vivaldi, degli intrecci di Bach. Dallo spirito è nata la scienza e le materie scientifiche allora acquistano un nuovo sapore, trovando gli equilibri che regolano la logica e ci permettono ogni tanto di scivolare incuriositi nel caos.
L’epoca dei pc rischia di farci dimenticare la meraviglia dell’essere umano, la sua natura: fatta anche di pulsioni. E queste pulsioni vanno affrontate, studiate, capite. Per questo la scuola deve farsi forza e tornare ad educare principalmente a questo concetto di vivere. La scuola deve tentare l’atto eroico dell’educare al concetto di vita!
I libri e le relazioni sono le istruzioni per l’uso della vita
I libri, i racconti, l’arte – assieme alla relazione con il docente e alle materie scientifiche – sono fondamentali per la strutturazione della personalità dei ragazzi. Non dimentichiamolo!
L’arte, secondo Freud, era uno tra i mezzi con cui l’uomo riusciva ad avvicinarsi il quanto più possibile all’inconscio. Le materie umanistiche, il confronto, le riflessioni sono fondamentali!
In un’epoca dove il web anestetizza tutto, giustifica e normalizza, i giovani rischiano di non riuscire a cogliere la bellezza della loro autenticità. La scuola ha un ruolo fondamentale in tutto questo: in questo enorme vortice frenetico che ci assale e ci spinge ad agire tutti assieme senza comprendere bene il perchè delle nostre azioni, la scuola può insegnare a rallentare, a riflettere, a conoscersi.
E la preparazione al lavoro? Giustissima, ma – come dice Umberto Galimberti – forse è meglio concentrarsi sul creare una buona personalità che un buon tecnico. Una buona personalità potrà da sola scegliere di diventare un tecnico eccellente.
⚠🏡Non solo a scuola…
L’articolo ovviamente parla del tempo passato a scuola, ma non dimentichiamoci che l’educazione dei nostri ragazzi parte dalle famiglie. A casa diamo il buon esempio: sfogliamo un libro, interessiamoci ad una mostra, accendiamo la tv su un documentario. Discutiamo a cena, confrontiamoci sugli argomenti di politica o di attualità. Infine, cerchiamo di farci forza e proviamo a dare voce a noi stessi, alle nostre emozioni, ai nostri sentimenti.
Per crescere uomini c’è bisogno di umanità. Per affrontare appieno e con serenità la loro vita, i giovani prima di tutto devono essere formati, poi – forse – anche informatici.
A presto,
Giuseppe Marino