Essere una base sicura per nostro figlio. Essere un esempio per i nostri bambini. Queste sono le sane preoccupazioni dei genitori. Ogni mamma e tutti i papà desiderano il meglio per i loro bimbi. Ma come essere una base sicura? Come dare il buon esempio? Te lo spiego attraverso una metafora un po’ insolita!
Et l’Extraterrestre: una storia nata dopo un divorzio
Ce lo ricordiamo tutti il piccolo Et? L’alieno ciondolante di Steven Spielberg?
Ebbene, forse non tutti ne sono a conoscenza, ma Spielberg scrisse “E.T – L’Exraterrestre “rifacendosi ai ricordi della sua infanzia. Difatti, il grande regista, all’età di 24 anni, dovette confrontarsi con il divorzio dei suoi genitori.
Durante quel periodo racconta Spielberg – per superare il vuoto venutosi a creare – il giovane ragazzo si immaginò un alieno che gli facesse compagnia e lo aiutasse a superare quei momenti di grande difficoltà. Insomma, Et era già nato 22 anni prima che uscisse nelle sale cinematografiche.
Una base sicura: «Et, telefono casa» …
Ma il successo di Et lo si deve alla sua immensa dolcezza e alla sua determinazione nel voler tornare a casa! Come dimenticare la sua frase più celebre, “Et, telefono casa”, con cui l’alieno sperduto ha commosso intere generazioni. Eppure, dietro quella richiesta, Et nasconde una forte fiducia nei confronti della sua famiglia d’origine. La risolutezza che Et ha per tutto il film non è casuale. La sua grinta è certamente frutto di un fortissimo Amore famigliare e questo immenso Amore nutre la speranza dell’alieno. In psicologia tutto questo ha un nome: il legame che Et esplicita in modo tanto chiaro viene chiamato “Teoria dell’attaccamento”.
Mamma, papà e bambino: la teoria dell’attaccamento!
La teoria dell’attaccamento è una tra le più importanti teorie enunciate in psicologia dello sviluppo e deve la sua formulazione a John Bowlby (1969).
Secondo lo psicologo britannico, ogni bambino svilupperebbe nei primi anni di vita una particolare relazione con la figura che lo accudisce – che di norma si identifica nella madre. Questa relazione sarebbe basata sulla ricerca della figura preferita nei momenti di particolare difficoltà. Nel caso di Et, la lontananza da casa attivò nella creaturina – in modo del tutto naturale – la ricerca della propria famiglia. È chiaro che il piccolo alieno riconosce come “base sicura” la sua casa. La figura di attaccamento quindi è l’ancora su cui fare affidamento e tramite cui cominciare l’esperienza di esplorazione del mondo, di maturazione e di crescita. Insomma, il coraggio di Et e la sua forza di volontà furono frutto di un’educazione e un’accudimento assolutamente efficaci!
Quindi l’attaccamento funziona nei momenti difficili?
L’attaccamento è evidente ogni qual volta il bambino, o la persona in generale (oppure l’alieno😅👽):
- si trovi in difficoltà;
- sia spaventata;
- sia affaticata o ammalata;
- ricerchi attivamente cure e conforto.
Tale relazione non si basa quindi esclusivamente sull’appagamento dei bisogni primari, come mangiare o essere cambiati; si tratta invece di un legame più intimo, di reciproci scambi affettivi, di comprensioni e condivisioni di contesti ed esperienze.
L’attaccamento non è comunque da confondersi con l’amore che un genitore prova nei confronti del figlio: piuttosto è una condizione di responsività, di sensibilità e disponibilità a rispondere in modo adeguato alle richieste di cura da parte del bambino. Ricorderemo tutti la scena finale dell’astronave, dove i cuori di Et e dell’alieno che lo viene a recuperare (a noi piace pensare sia la mamma!) si illuminano!? ❤✨ Ecco… quell’accendersi di cuori per Bowlby sarebbe un segnale di ascolto e ricezione. È come se la figura accudente stesse dicendo ad Et “Eccomi, sono qui. Stai tranquillo piccolo Et, perchè ho chiaro ciò di cui hai bisogno”.
Tutto bene ciò che finisce bene?
La relazione di attaccamento, la sua nascita, l’evoluzione e il suo sviluppo, influenzeranno la persona (o l’alieno) per tutta la vita: i futuri comportamenti d’attaccamento e le relazioni che l’individuo allaccerà nel corso della sua esistenza saranno inevitabilmente condizionati dalla prima relazione di attaccamento.
Il nostro comportamento e il tipo di relazione che instaureremo con i nostri figli influenzerà il loro modo di rispondere alle difficoltà. Questo significa che uno stile di attaccamento funzionale e responsivo aiuterà il neonato, il bambino e poi il ragazzo a sviluppare un senso di sè, una capacità di ascolto e di risposta ai problemi decisamente migliori rispetto a chi non troverà lungo il suo percorso una figura altrettanto ottimale. Ciò che è certo è che la relazione di attaccamento non termina con l’infanzia.
“Anche se particolarmente evidente nella prima infanzia, il comportamento di attaccamento caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba.”
[John, Bowlby]
Anche gli adulti hanno le proprie modalità di attaccamento, influenzate (non determinate) anche da quella che è stata la loro infanzia. Tendenzialmente quindi saranno quindi propensi a educare i propri figli secondo modelli già interiorizzati. Quindi se ve lo state chiedendo, sì… probabilmente Et è diventato un ottimo papà!
A presto,
Giuseppe M.