Una bugia, una menzogna, una malefatta. Un silenzio forzato, un torto commesso; un tradimento celato o un comportamento bizzarro: non si salva nessuno, tutti abbiamo il nostro scheletro nell’armadio! Ma qual è il suo significato?
L’espressione “Avere uno scheletro nell’armadio” è usata per indicare un episodio o un fatto commesso, che può imbarazzare o compromettere l’immagine che diamo al resto del mondo. Nel segreto della nostra camera, all’infuori da ogni sospetto sta rinchiuso, tra la camicia, i calzini e la t-shirt, il nostro scheletro dell’armadio. Certo, l’immagine in sé non è tra le migliori: ma il nostro mucchietto d’ossa non se ne cura. Lui sta lì, nel buio: in silenzio.
💀 Ho uno scheletro nell’armadio, come devo comportarmi?
Avere uno scheletro nell’armadio non è cosa da poco: nel bene o nel male, lo scheletro è un guardiano. Questo oscuro custode in qualche modo ci da sempre l’impressione di proteggerci. Custodisce così bene il suo segreto, che a volte, girare i pomelli, fa paura anche a noi. Eppure, non tutti gli scheletri nell’armadio sono uguali: ne esistono almeno due tipi diversi…
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🇫🇷 Lo scheletro nell’armadio francese
“Un squelette dans le placard”
La radice francese di “Avere uno scheletro nell’armadio”, secondo Bernard Delmauy, sarebbe legata al conte di Mirabeu, Gabriel-Honoré de Riqueti. Il conte di Mirabeau, durante gli anni della Rivoluzione Francese, fu considerato un grande sostenitore della rivolta e campione della parte ribelle! Nel 1792, però, dopo la sua morte, si scoprì in un suo armadio blindato, un’abbondante documentazione che riportava un tacito accordo con il Re. Il conte insomma, segretamente voleva contrastare e vanificare l’impegno rivoluzionario. A quel punto, le reazioni dei Giacobini furono violentissime. Anche la stampa non risparmiò il conte: illustrò Mirabeau come uno scheletro dentro il suo armadio, ancora intento a custodire il segreto di una rovinosa doppia vita.
Come si può intuire, passare tutta una vita a mentire, in mezzo a una compagnia che odiamo, per poi vedere tutti i nostri sforzi buttati all’aria, non è il massimo a cui si potrebbe aspirare. Lo scheletro nell’armadio diventa il centro della nostra vita. Se viene scoperto, siamo perduti. A questo punto, tra noi e la salma si crea un vincolo fortissimo: sbarazzarsene è davvero difficile. I fili si intrecciano e la matassa di inganni ed imbrogli può tramutarsi in una vischiosa ragnatela. Siamo in trappola. Viene da sé, che uno scheletro simile è potenzialmente pericoloso. Poco a poco, nel tentativo di salvare a tutti i costi la facciata, non ce ne accorgiamo e dentro l’armadio… ci siamo finiti noi!
🇬🇧 Lo scheletro nell’armadio inglese
“A skeleton in the closet”
L’ipotesi inglese è decisamente più nobile e meritevole, anche se un tantino più macabra. Difatti, fino al 1832, ai medici era consentito studiare l’anatomia umana solo ed esclusivamente sulle salme dei criminali giustiziati. Sugli altri corpi vigeva il divieto. Avere un corpo su cui effettuare un’autopsia era quindi una gran fortuna! 🍀 Per tal motivo, i dottori dell’epoca, desiderosi di conoscere al meglio il corpo umano per contribuire al progresso medico, conservavano gelosamente i morti che riuscivano a recuperare. E a fine vivisezione, per non lasciarsi scappar nulla, custodivano segretamente nell’armadio gli scheletri – per continuare a studiare, anche dopo lo smaltimento dei muscoli e dei visceri.
Questo scheletro nell’armadio è decisamente meno aggressivo del confratello francese. Uno scheletro utile, che non fa male a nessuno, ma soprattutto non reca danno a noi; anzi, talvolta possiamo anche imparare qualcosa dal nostro scheletro. Una bugia di sfuggita, un bacio rubato, la passione segreta per i film cecoslovacchi (ma con sottotitoli in tedesco)… insomma, che male c’è? Lo scheletro in questo caso diventa un piccolo tesoriere di un mondo che c’è e che forse non vogliamo dar sempre a vedere. Non a tutti… allora, avere uno scheletro nell’armadio può anche aiutarci a superare qualche momento no.
Insomma, avere uno scheletro nell’armadio, sbagliare ogni tanto, non essere perfetti, in questo caso fa quasi piacere… perchè, come diceva Napoleone (per dare un po’ di merito anche ai francesi):
Anche il sole ha le sue macchie!
A presto,
Giuseppe M.