Neve e psicologia possono trovare un campo comune? Certamente! Ad esempio…
Lo sapevi che non esiste un solo modo per dire “neve”?
Ti sembrerà ancora più incredibile, allora, sapere come tutto questo potrebbe in qualche modo influenzare la tua vita! Non ci credi? … Dai un’occhiata a ciò che segue e poi fammi sapere cosa ne pensi! 😉
Un mondo fatto di linguaggi
Nel 1956 il linguista Benjamin Lee Whorf si interessò di quanto le lingue siano differenti tra loro e di come un’idea espressa in un determinato linguaggio, non possa sempre essere tradotta in un’altra. Whorf scoprì come certi idiomi avessero caratteristiche che li differenziavano fortemente da tutti gli altri. Alcune lingue, per esempio, non presentavano una vera distinzione tra nomi e verbi, altre invece non riuscivano a sottolineare bene ciò che fosse passato e cosa invece si intendesse per futuro; altre lingue ancora non indicavano alcune tonalità di colore… e così via!
Secondo Whorf queste particolarità nel modo di parlare modificherebbero la visione che l’uomo ha del mondo stesso. Per il linguista americano, tutto ciò che ci circonda sarebbe concepito in modo diverso dagli esseri umani, a seconda delle modalità con cui ci si esprime. Il filtro della nostra realtà sarebbe la nostra lingua d’origine.
Quanti modi di dire “neve” ci sono?
Uno degli esempi più famosi della teoria di Whorf, detta “determinismo linguistico” è forse quella legata al suo studio sul linguaggio Inuit. Gli Inuit sono una delle due grandi famiglie del popolo Artico in cui sono divisi gli Eschimesi (la seconda famiglia è quella degli “Yupik”). Ebbene, gli Inuit userebbero oltre 50 termini differenti per dire neve!! Per questa popolazione esistono infatti modi per classificare la neve che scende, quella morbida e quella cristallina; riescono a nominare la neve farinosa e quella adatta a costruire gli igloo; esistono termini per la neve di inizio o di fine stagione, per le tempeste di neve, le bufere, le dolci nevicate ecc. ecc…
Per gli Inuit questa suddivisione è questione di vita o di morte! Sapere dove passare con le slitte, capire dove gli animali sostano o quale sia la neve migliore per costruire una solida abitazione è fondamentale per questa popolazione!
Da questo esempio, Whorf dedusse come il linguaggio degli Inuit determinerebbe una differente concezione del mondo circostante.
Cosa e quanto c’è di vero in tutto questo?
La tesi di Whorf è stata soggetta a diverse critiche, ma ha comunque aperto un vivace dibattito su quanto la lingua influenzi l’esperienza o l’esperienza influenzi la lingua. Ad oggi, le tesi più forti tendono a rovesciare in parte l’idea del linguista: sarebbero le esperienze significative per i membri delle diverse comunità a far si che queste utilizzino un vocabolario più o meno ricco di termini a seconda di ciò che la vita propone. ❄ Per questo gli eschimesi avrebbero oltre la cinquantina di termini per la neve,🌾 gli Hanunòo delle Filippine userebbero circa 92 nomi per denominare il riso, e senza andare troppo in là…🍷 i nostri enologi utilizzerebbero miliardi di sfumature differenti per descrivere il sapore del vino: più importanza avrebbe l’esperienza e più ricco sarebbe il nostro vocabolario
In medio stat virtus direbbero i romani, la verità sta nel mezzo. Ciò su cui però forse occorre una riflessione è che, indipendentemente dal mondo che ci circonda, l’essere umano è determinato in parte dall’esperienza che fa del mondo e in parte dal suo modo di raccontarlo. La conoscenza della nostra esistenza è un intreccio tra ciò che viviamo e la nostra capacità descrittiva. Il linguaggio è una caratteristica peculiare dell’uomo. Attraverso il linguaggio l’uomo dà una struttura al proprio pensiero, correlando la trama del racconto (ovvero l’esperienza) alla sua esposizione (quindi al modo di esprimersi).
📝✅ Due consigli per migliorarci!
Da ciò che abbiamo appena detto si può dedurre come la nostra identità sia frutto di un meraviglioso intreccio tra vivere e raccontarsi. Qualcuno dice che siamo la nostra storia: ebbene, la storia si vive e poi si scrive. Abbiamo bisogno di entrambe queste capacità per migliorarci. Quali potranno allora essere i due consigli per valorizzare la vita se non:
- Fai responsabilmente esperienza del mondo: perchè conoscere significa anche sperimentare, scoprire, vedere, sentire, toccare; mettiti in gioco e vivi in prima persona le diverse possibilità che la vita ti propone;
- Arricchisci il tuo racconto: esercita il tuo stile comunicativo, migliora il vocabolario, la capacità di esprimerti e di esposizione. Rendi speciale il racconto della tua vita e la tua vita diventerà speciale!
Giuseppe Marino
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