Quante volte ci si è messi attorno a un tavolino, in gruppo, a pensare ad un progetto innovativo, a una strategia che potesse funzionare, a un’idea che riuscisse a rispondere alle nostre esigenze, un piano che permettesse quanto meno di sopravvivere, oppure a … a qualcosa, almeno qualcosa! Invece no! Stallo, stop completo. (?)
Progettare non è sempre una passeggiata: certe volte è davvero complesso riuscire a trovare i tempi, i modi e gli strumenti adatti alle nostre necessità. E poi serve metodo: per anni a scuola ci hanno insegnato che serve metodo e per anni il metodo migliore che abbiamo trovato è stato quello di sederci attorno al tavolino, fino a notte fonda: litri di caffè consumati, risme di fogli accartocciati e poi divagazioni pazzesche: dalla dimostrazione dell’infinità dei numeri perfetti fino al rincaro esagerato delle zucchine del supermercato sotto casa! Come termina tutto? Con un drammatico scambio di sguardi zombie e le mani fra i capelli.
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🧢 Nei momenti di difficoltà, hai mai pensato di metterti un cappello?
Ebbene sì! Hai mai pensato ad uno stratagemma alternativo? Qualcosa di insolito, che possa però dare la svolta? Anziché le mani nei capelli, hai mai pensato di prendere in mano un cappello? O meglio… 6 cappelli? Ok, cerchiamo di fare chiarezza. Dire che 6 cappelli possano cambiare la nostra esperienza di progettazione sembra un’assurdità. Come potrebbe un cappello rivoluzionare il nostro piano d’azione? Eppure, credimi che il metodo chiamato “Metodo dei 6 cappelli per pensare” è uno tra i trucchi più quotati nelle grandi aziende.
La Ibm, ad esempio, adottò il modello dei 6 cappelli per pensare in un programma di formazione rivolto a 90.000 dirigenti d’azienda, sparsi per tutto il mondo. Du Pont e Prudential lo usano quotidianamente. E per fare un po’ d’ironia, anche il personaggio di Topolino, Archimede Pitagorico, utilizza nei momenti di difficoltà il suo famoso cappello pensatore! Quindi, come possiamo dare una svolta alle nostre riunioni?
Edward de Bono, 6 cappelli per pensare
L’ideatore del metodo dei 6 cappelli è Edward De Bono, scrittore maltese, insegnante presso le Università di Cambridge, Oxford, Harvard e Londra – insomma, non stiamo parlando proprio dell’ultimo arrivato. La formazione di De Bono è in medicina e psicologia; a lui si deve il concetto di “pensiero laterale” e l’ideazione di molte strategie di pensiero, come appunto quella dei cappelli.
➡ Il metodo dei sei cappelli è un sistema di organizzazione dei ruoli e dei compiti durante la fase di progettazione. Consiste nell’assegnare a ogni componente del gruppo un “cappello”, ovvero un ruolo. Ogni ruolo ha delle caratteristiche peculiari, che devono essere osservate per far sì che il gruppo funzioni in maniera efficiente. Insomma, una volta messo il cappello, non vale toglierselo a proprio piacimento per indossarne uno diverso. Questa quindi è la regola principale: stai al gioco! Ora, cerchiamo di capire meglio.
Esistono 6 cappelli, ogni cappello ha un compito specifico!
Prendiamo i partecipanti alla nostra riunione e suddividiamo i compiti a partire dai cappelli. Esistono sei cappelli (bianco, rosso, giallo, nero, verde e blu). Ogni partecipante deve indossare un cappello tra quelli esistenti e ogni cappello ha un compito specifico. Andiamo quindi a vedere le norme che caratterizzano questi 6 cappelli esaminandoli uno per uno:
🤣🙂 Ora non resta che… giocare!
Come anticipato, il metodo dei sei cappelli è uno strumento estremamente funzionale e propedeutico alla progettazione. Tra le regole fondamentali per la sua applicazione, oltre al mantenimento fisso dei ruoli proposti dai cappelli, c’è quello di volersi mettere in gioco! Difatti, non è insolito scontrarsi con chi giudica in modo molto superficiale questo stratagemma. Considerarlo un giochino, un’attività per bambini, un modello per chi non è capace di lavorare è estremamente riduttivo e poco saggio. Lavorare non dovrebbe essere sinonimo di sacrificio, e l’impegno nelle nostre attività possono raggiungere ottimi risultati (anche migliori di quelli attesi) senza dover necessariamente vivere le attività nel clima buio e scuro dello stereotipo stacanovista. Quindi, prima di cominciare: rassereniamoci e concediamoci la possibilità di sperimentare un metodo più leggero, ma non per questo meno efficace!
E se alla riunione fossimo in più o meno di 6 partecipanti?
Abbiamo detto 6 cappelli per pensare, il che presuppone che la riunione dovrebbe radunare attorno al tavolo 6 partecipanti, ma possiamo ovviare al problema. Ad esempio, se fossimo in un numero minore potremmo turnare i cappelli, senza averli tutti subito al tavolo: bianco, verde, giallo e blu; successivamente blu, rosso, nero e bianco. Allo stesso modo, se fossimo più di 6 persone, si potrebbe inserire più cappelli dello stesso colore, oppure gestire la riunione tra partecipanti attivi e osservatori, per poi scambiarsi di ruolo. L’importante è che il cappello blu sia presente. È difatti il cappello blu che regolamenta e organizza le dinamiche all’interno della discussione; a lui va il compito di gestire la riunione e la turnazione dei cappelli.
🔍 Per chi volesse saperne di più
Per chi fosse interessato a una lettura più approfondita sulle teorie della mente di De Bono può cominciare con il suo famoso libro “Creatività e Pensiero Laterale”; esiste poi un libro sul metodo dei sei cappelli (“Sei Cappelli per Pensare”), un testo davvero semplice, che descrive in maniera dettagliata questo strumento particolarmente funzionale: il libro è davvero molto utile, più che una raccolta teorica è un vero e proprio manuale delle istruzioni.
A presto,
Giuseppe Marino